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Accordo possibile per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto

La trattativa tra il governo, la Regione Puglia e gli enti locali per evitare la chiusura dell’ex Ilva di Taranto continua a essere al centro dell’attenzione. Dopo il ritiro degli azeri di Baku Steel, che avevano vinto la gara per la gestione dello stabilimento, si profilano ora due scenari futuri. La situazione è critica, ma le autorità esprimono un certo ottimismo, soprattutto dopo l’incontro avvenuto ieri tra le parti coinvolte. Ma cosa ci riserverà il futuro?

Situazione attuale e scenari futuri

Il ministro Adolfo Urso ha fatto sapere di vedere un barlume di speranza per un accordo di programma che potrebbe portare alla decarbonizzazione dell’ex Ilva. Tuttavia, ci sono ancora alcuni punti cruciali da chiarire. Si prevede un nuovo incontro il 15 luglio, dove si cercherà di finalizzare il programma. Questo incontro è di fondamentale importanza, in quanto potrebbero emergere nuove proposte per affrontare le problematiche attuali, in particolare quella legata alla nave di rigassificazione, un nodo complesso nelle trattative con gli azeri.

Inoltre, le fonti ufficiali segnalano che la conferenza dei servizi per la nuova Autorizzazione integrata ambientale (AIA), già convocata dal ministero dell’Ambiente, è stata rinviata di una settimana. Questo rinvio ha come obiettivo quello di concludere prima l’accordo di programma. Urso ha annunciato che nelle prossime ore il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) presenterà due nuove ipotesi per cercare di raggiungere un’intesa, entrambe mirate a una produzione di 6 milioni di tonnellate. Come si evolverà la situazione?

Dettagli degli scenari proposti

Il primo scenario prevede l’installazione di tre nuovi forni elettrici e altrettanti impianti di preridotto, accompagnati da una nave di rigassificazione per fornire il gas necessario alla decarbonizzazione. Questo piano ambizioso è concepito per mantenere in funzione l’impianto e garantire una transizione verso pratiche più sostenibili. Ma è davvero la soluzione migliore?

Il secondo scenario contempla, invece, che la nave di rigassificazione non arrivi a Taranto. In tal caso, si procederà solo con la costruzione dei tre forni elettrici, riducendo i tempi di realizzazione a sette anni, rispetto agli otto inizialmente previsti. Il gas necessario verrebbe fornito dal Trans Adriatic Pipeline (TAP), mentre gli impianti di preridotto potrebbero essere trasferiti in altre località, come Gioia Tauro, dove un rigassificatore terrestre è già autorizzato e il cantiere è in fase di avvio. Quale di queste due opzioni risulterà più vantaggiosa?

Conclusioni e prossimi passi

La situazione rimane in continua evoluzione e viene monitorata con attenzione. Gli sviluppi delle prossime settimane saranno fondamentali per definire il futuro dell’ex Ilva di Taranto e l’impatto che avrà non solo sulla regione, ma sull’intero settore industriale italiano. Le autorità competenti continuano a lavorare per trovare una soluzione che soddisfi le esigenze ambientali e garantisca la sostenibilità economica dello stabilimento. Riusciranno a trovare un equilibrio tra sviluppo e rispetto dell’ambiente?

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