Nell’ultimo incontro del Federal Open Market Committee (FOMC), la Federal Reserve ha lanciato un campanello d’allarme sull’inflazione. Nonostante l’ottimismo iniziale riguardo a un possibile allentamento delle tensioni economiche, i dati più recenti parlano chiaro: il CPI segna un +2.4% e il Core CPI si attesta a +2.8% su base annuale. Ma cosa significa tutto questo? Semplice: non ci sono ancora motivi sufficienti per un ciclo di allentamento delle politiche monetarie. La Fed prevede che nuove tariffe potrebbero spingere l’inflazione ulteriormente, mantenendo così il tasso obiettivo della politica monetaria sotto stretta osservazione.
Proiezioni inflazionistiche e divisioni interne
È interessante notare come il FOMC abbia osservato segnali precoci di un rimbalzo dell’inflazione, con i dati delle indagini ISM che rivelano prezzi pagati ai livelli più alti dal 2022. Questo scenario potrebbe influenzare l’aumento dei prezzi dei beni finiti importati. Ma ora, cosa ci riserva il futuro? Nonostante le previsioni di due riduzioni dei tassi nel 2025, la divisione all’interno del Comitato è palpabile: nove membri spingono per due tagli, mentre sette preferiscono mantenere la stabilità. Il presidente Jerome Powell ha messo in guardia riguardo alle proiezioni future, sottolineando le incertezze e l’importanza di un approccio basato sui dati nelle decisioni sui tassi.
In aggiunta, le revisioni al Summary of Economic Projections (SEP) hanno abbassato le aspettative di crescita del PIL, fissando l’anno 2025 a un +1.4% su base annuale. Qui emerge una duplice pressione: da un lato, c’è la necessità di stimolare l’economia attraverso un allentamento monetario, dall’altro il rischio di un’inflazione crescente. Questo porta il FOMC a mantenere una posizione di attesa, mentre i dati economici estivi saranno cruciali per orientare le future scelte della Fed.
Rischi legati all’ancoraggio delle aspettative inflazionistiche
Un’importante sfida per la Fed è garantire che l’aumento previsto dei prezzi non si traduca in un’inflazione sostenuta, compromettendo così il lavoro pieno, uno degli obiettivi primari della banca centrale. Le aspettative delle famiglie riguardo all’inflazione hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 30 o 40 anni, complici anche gli annunci sulle tariffe. E tu, cosa pensi di questo trend? Sebbene il mercato del lavoro sembri robusto, la Fed ha notato un rallentamento significativo post-pandemia, limitando gli effetti di secondo livello attraverso il canale salariale.
Tuttavia, le analisi delle aspettative di inflazione di mercato offrono uno scenario più rassicurante. L’analisi parallela tra il 1-year breakeven inflation swap e il 5y5y inflation swap suggerisce un aumento temporaneo dell’inflazione. La solidità dell’ancoraggio delle aspettative a medio termine riflette la fiducia del mercato nelle azioni del FOMC. Ma attenzione: i rischi associati a un eventuale disancoraggio delle aspettative sono significativi. Inflazione persistente, perdita di efficacia della politica monetaria e aumento dei rendimenti obbligazionari sono solo alcune delle insidie da tenere d’occhio.
Conclusioni sulla politica monetaria della Fed
In sintesi, la Federal Reserve si trova a dover destreggiarsi tra stimolo economico e controllo dell’inflazione. La mancanza di tagli ai tassi nel 2025 è supportata dalla previsione di un rimbalzo inflazionistico e da una crescita economica che non giustifica un allentamento. Le mosse future della Fed dipenderanno fortemente dai dati economici e dall’evoluzione del mercato, in particolare per quanto riguarda le aspettative inflazionistiche e la stabilità del mercato del lavoro. La Fed continuerà a monitorare attentamente questi fattori per mantenere l’equilibrio necessario a garantire la stabilità economica. E tu, come interpreti questi sviluppi? È tempo di rimanere vigili.