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Dazi USA: come l’export italiano potrebbe subire un colpo

La possibile introduzione di dazi del 15% da parte degli Stati Uniti sui beni importati dall’Europa, incluso il nostro amato Made in Italy, rappresenta una vera e propria minaccia per la nostra economia. Un’analisi del Centro studi di Unimpresa stima che l’impatto economico complessivo potrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro. Ma quali settori saranno più colpiti? Meccanica, farmaceutico, moda e agroalimentare sono in cima alla lista, e le preoccupazioni per la competitività delle aziende italiane sono palpabili.

Le conseguenze dei dazi sul mercato americano

Ogni anno, oltre 66 miliardi di euro di beni italiani trovano spazio sul mercato americano. L’introduzione di dazi potrebbe significare costi aggiuntivi che si avvicinano ai 10 miliardi di euro. Pensiamo alla meccanica strumentale: rappresenta circa il 27% delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti e potrebbe subire dazi per circa 2,7 miliardi di euro. E non finisce qui: il settore chimico e farmaceutico, con esportazioni per 13 miliardi, potrebbe vedere rincari per circa 1,95 miliardi.

Ma non possiamo dimenticare la moda, un settore che contribuisce con 11 miliardi di euro e che potrebbe essere colpito da dazi per 1,65 miliardi. Anche l’agroalimentare, con un valore di 8 miliardi, e il settore dei trasporti, che vale 7 miliardi, avrebbero impatti significativi, con tariffe da pagare che supererebbero il miliardo di euro. Insomma, questi sei settori rappresentano oltre il 90% dell’export italiano verso gli Stati Uniti, rendendoli i più vulnerabili a questa nuova politica commerciale. Ti sei mai chiesto come reagiranno le nostre aziende a questa sfida?

Strategie di adattamento delle imprese italiane

In questo clima di incertezze, le aziende italiane stanno già mettendo in campo strategie per affrontare questa sfida. La qualità del Made in Italy è un asset prezioso e molte imprese stanno puntando a diversificare i mercati di sbocco. Asia, America Latina e mercati emergenti come India e Messico sono nel mirino. Come ha affermato Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa, “la chiave sarà la capacità di adattamento e una politica industriale mirata”. Ma come si stanno preparando concretamente?

A livello comunitario, si stanno valutando misure di riequilibrio e l’apertura di nuovi canali commerciali per mitigare gli effetti negativi dei dazi. La storia ci insegna che le aziende italiane sono abituate a fronteggiare sfide ben più complesse. La capacità di adattamento diventa cruciale per la loro resilienza. Anche se l’impatto iniziale potrebbe essere significativo, le imprese potrebbero riuscire a compensare le perdite riposizionando l’offerta nei segmenti di fascia alta, dove il prezzo ha un peso minore. Riusciranno a farcela?

Il ruolo dell’Unione Europea e delle istituzioni

In questo contesto, l’Unione Europea potrebbe giocare un ruolo fondamentale, non solo nella negoziazione di soluzioni diplomatiche, ma anche nell’attivazione di meccanismi compensativi. La coesione del mercato unico europeo sarà essenziale per aiutare le aziende italiane a mantenere la competitività. Spadafora ci ricorda che l’introduzione di dazi americani al 15% non deve essere vista solo in chiave negativa, ma come un’opportunità per accelerare i percorsi di rafforzamento competitivo e di ampliamento delle destinazioni commerciali.

Le imprese italiane, forti della loro esperienza, sono pronte a rispondere in modo articolato: investimenti in innovazione, accordi multilaterali più ampi e politiche pubbliche a sostegno dell’internazionalizzazione sono tutte misure che possono contribuire a mantenere viva la domanda estera. La diversificazione geografica non è solo una strategia di difesa, ma anche una leva per la crescita futura. È fondamentale che il sistema produttivo italiano continui a innovare e a cercare nuovi mercati per garantire un futuro prospero. E tu, come vedi questa situazione? Riusciranno le nostre aziende a festeggiare anche in questo scenario difficile?

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