Hui Ka Yan, meglio conosciuto come Xu Jiayin, è stato per anni il simbolo del sogno cinese, incarnando la transizione da una società rurale a una potenza economica globale. Fondatore di Evergrande, uno dei più grandi sviluppatori immobiliari in Cina, ha visto il suo impero crollare sotto il peso di un debito che supera i 300 miliardi di dollari. Questa è la cronaca di una caduta che segna un’epoca.
Il sogno cinese di Hui Ka Yan
Originario di una famiglia povera nell’Henan, Hui Ka Yan ha costruito la sua fortuna nel settore immobiliare, iniziando nel 1996 a Guangzhou. In un periodo in cui la Cina abbracciava l’urbanizzazione, Evergrande è diventato un simbolo di prosperità. Hui ha saputo sognare e vendere un futuro luminoso: le case non erano semplici edifici, ma vere e proprie porte d’accesso alla nuova classe media cinese. La sua strategia di affari, basata su debiti e vendite anticipate, ha portato a una crescita rapida e senza precedenti.
Nel 2017, il suo patrimonio personale ha raggiunto i 40 miliardi di dollari, rendendolo l’uomo più ricco della Cina. Le sue spese per il lusso, dai jet privati alle ville a Hong Kong, riflettevano un successo che sembrava inarrestabile. Ma la crescita vertiginosa di Evergrande era costruita su fondamenta fragili, un sistema insostenibile che, di lì a poco, sarebbe crollato. Ti sei mai chiesto come un impero possa ergersi e poi frantumarsi in così poco tempo?
La crisi e la liquidazione
Nel 2020, il governo cinese ha introdotto la politica delle “tre linee rosse”, che ha limitato l’indebitamento delle imprese immobiliari. Questa misura ha segnato l’inizio della crisi per Evergrande. Le difficoltà finanziarie si sono amplificate e, nel giugno 2022, un tribunale di Hong Kong ha ricevuto la prima richiesta di liquidazione da parte di un creditore. Nonostante i tentativi di Hui di guadagnare tempo, la situazione è precipitata. Nel gennaio 2024, la giudice Linda Chan ha ufficialmente dichiarato la liquidazione della società. AGGIORNAMENTO ORE 14:30: I numeri sono devastanti: Evergrande deve oltre 300 miliardi di dollari e solo 255 milioni sono stati recuperati dai liquidatori.
La crisi ha avuto un impatto diretto su oltre un milione e mezzo di famiglie che hanno versato acconti per case mai completate. I cantieri, ora abbandonati, rappresentano una vista desolante in tutta la Cina, con 1.300 progetti fermi in 280 città. Sul posto confermiamo che le conseguenze di questa crisi si fanno sentire in ogni angolo del paese. La domanda che sorge spontanea è: come si riparte da un tale disastro?
Le conseguenze per Hui Ka Yan e per la Cina
Hui Ka Yan ha visto il suo patrimonio svanire in un batter d’occhio. Il club di calcio di cui era proprietario, il Guangzhou Evergrande, è in rovina, e i suoi investimenti esteri sono stati liquidati. Oggi, Evergrande non è più l’impero che era, ma un monito sui pericoli legati a debiti eccessivi. La sua caduta è un chiaro segnale che il cosiddetto “miracolo cinese” non è immune dalle leggi della finanza. Anche un castello costruito su debiti può crollare, e le conseguenze di questo crollo si avvertono in tutta la nazione.
In conclusione, la storia di Hui Ka Yan e di Evergrande è una lezione importante. Un sogno che sembrava irraggiungibile si è trasformato in un incubo, portando alla luce le fragilità di un sistema economico basato su promesse e debiti. La liquidazione di Evergrande segna non solo la fine di un’era, ma anche l’inizio di una riflessione profonda su come costruire un futuro sostenibile per la Cina e per il suo popolo. Riflessioni che, senza dubbio, toccano anche noi qui in Occidente: cosa possiamo imparare da questa vicenda?