Recentemente, la Guardia di Finanza ha eseguito un importante sequestro preventivo di azioni della holding Lagfin S.C.A., per un valore di oltre 1,3 miliardi di euro. Questa operazione è scaturita da un’inchiesta avviata dalla Procura di Monza, a seguito di sospette pratiche fiscali legate alla fusione della controllata italiana del gruppo Campari.
La fusione e le irregolarità fiscali
Nel corso dell’inchiesta, è emerso che, durante la fusione per incorporazione della società italiana Alicros nella holding lussemburghese, non sono state dichiarate le plusvalenze derivanti dall’exit tax. Secondo le indagini, queste plusvalenze avrebbero raggiunto un importo di 5,3 miliardi di euro, una cifra che non è stata tassata al momento del trasferimento della società.
Dettagli delle operazioni sospette
Il procuratore di Monza, Claudio Gittardi, ha dichiarato che Lagfin ha portato a termine una serie di operazioni complesse. Queste hanno consentito il trasferimento formale degli asset della società italiana a una nuova filiale, mentre la gestione effettiva dei beni rimaneva sotto il controllo della sede estera. Questo approccio ha generato una situazione in cui la società italiana appariva ancora sotto il controllo di un’entità nazionale, mascherando così la vera natura della transazione.
Le conseguenze legali per Lagfin e i suoi dirigenti
Il sequestro delle azioni è stato ordinato in base alla legge 231 del 2001, che disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. Le indagini hanno coinvolto anche i dirigenti del gruppo, tra cui Luca Garavoglia, identificato come azionista di controllo, e Giovanni Berto, manager senior della stessa azienda.
Rilevanza della normativa fiscale italiana
La normativa italiana prevede che l’exit tax debba essere versata quando un’impresa trasferisce la propria residenza fiscale all’estero. Questa imposta è concepita per garantire che le plusvalenze generate durante la permanenza in Italia vengano tassate prima di un eventuale spostamento all’estero. La mancata dichiarazione di tali plusvalenze ha sollevato interrogativi sulla correttezza delle operazioni condotte dalla Lagfin.
Prospettive future e impatti sul gruppo Campari
Il sequestro preventivo di 1.291.758.703,34 euro rappresenta un momento cruciale per il gruppo Campari e per la sua reputazione. L’azienda, nota a livello mondiale per i suoi aperitivi e alcolici, si trova ora a dover affrontare non solo le conseguenze legali, ma anche l’impatto sul mercato, considerando il suo status di leader nel settore.
La prossima fase dell’inchiesta prevede l’invio di comunicazioni alla Consob, con l’obiettivo di informare l’autorità di vigilanza su eventuali irregolarità e implicazioni sulle operazioni del gruppo. La trasparenza e la conformità alle normative fiscali saranno fondamentali per il futuro della Lagfin e del gruppo Campari.
