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Pensioni 2022: cosa cambierà?

Pensioni 2022, ecco cosa cambierà o potrebbe cambiare già a partire dall’anno prossimo. A causa dell’emergenza sanitaria mondiale dovuta al Covid e dei tanti e troppi decessi, l’aspettativa di vita si è drasticamente ridotta nell’ultimo anno. Tutto questo potrebbe influire e rappresentare una vera e propria alternativa al ricalcolo delle pensioni.  

Pensioni 2022: cosa cambierà?

Aspettativa di vita e ricalcolo delle pensioni

L’aspettativa di vita è scesa di 1 anno e 6 mesi nel 2020 a causa della Pandemia mondiale e dati potrebbero ulteriormente cambiare con i dati del 2021. Dovrebbe quindi essere ricalcolata, in maniera proporzionale al crescere dell’aspettativa di vita, con un adeguamento biennale, l’età pensionabile. Attualmente il sistema contributivo si basa sul Pil, che risente della crescita demografica ed aspettativa di vita. Verranno adeguati anche i requisiti di accesso alla pensione ma l’età dovrebbe rimanere invariata, almeno per il prossimi due-tre anni, a 67 anni.

Uniformare il sistema di calcolo pensionistico

Attualmente il calcolo contributivo si basa sui contributi versati dal lavoratore durante gli anni di servizio, con un limite di versamento. I contributi versati mensilmente dal lavoratore si accumulano formando un fondo. A calcolare poi l’importo dell’assegno finale è l’andamento del PIL e l’inflazione.

Pensioni 2022: anticipate e nuove proposte

La pensione anticipata, Quota 100, è richiedibile fino al 31 dicembre 2021, con 38 anni di contributi e 62 anni di età, e non sarà rinnovata per gli anni a venire. Non si sa se verranno prese in considerazioni alternative valide alla Quota 100, ovvero altre forme di pensione anticipata, come la Quota 92 e Quota 102.

Nella Quota 92 l’età pensionabile rimane a 62 anni ma con 30 di contributi, indirizzata soprattutto alle donne e a chi svolge lavori usuranti. La penalizzazione però sarebbe del -3% per ogni anno di anticipo in più rispetto all’età di pensionamento. La Quota 102 invece propone 38 anni di contributi e 64 anni di età.  

La Quota 41, ovvero la pensione precoce, prevede 41 anni di contributi indipendentemente dall’età e calcolata con sistema misto. Per accedervi bisogna aver maturato almeno 1 anno di contributi prima dei 19 anni e esser disoccupati con Naspi terminata da almeno 3 mesi, disabili almeno al 74%, essere caregiver da non meno di 6 mesi, o aver svolto mansioni gravose.

Per i lavoratori statali e della Pubblica Amministrazione l’obiettivo è quello di favorire il ricambio generazionale, anticipando a 62 anni di età con 30 di contributi l’età pensionabile. Si agevolerebbero così le categorie lavori gravosi o particolarmente meritevoli.

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