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Rinvio a Giudizio per Truffa di Oltre 500mila Euro in Criptovalute a Pesaro: Scopri Tutti i Dettagli

Un’inchiesta condotta dalla Procura di Rimini ha portato alla luce un presunto caso di truffa nel mondo delle criptovalute, coinvolgendo tre donne originarie di Pesaro. La presunta vittima è un’imprenditrice di 61 anni, proveniente da San Marino, che avrebbe investito oltre 560mila euro in una piattaforma di trading promettente rendimenti eccezionali. L’udienza preliminare è fissata per il 12 febbraio.

Le accuse e le indagate

Le tre donne, di età compresa tra 56 e 71 anni, sono accusate di truffa aggravata e violazione delle normative italiane riguardanti l’intermediazione finanziaria. Tra di loro figurano una mental coach, una avvocatessa e una promotrice finanziaria. La Procura ha ricostruito come le indagate abbiano convinto la vittima a investire ingenti somme in criptovalute attraverso un’azienda con sede nei Caraibi, promettendo guadagni stratosferici.

Il meccanismo della truffa

Secondo quanto emerso dall’inchiesta, le donne avrebbero presentato un prodotto finanziario chiamato “farm”, assicurando rendimenti fino al 500% del capitale investito. La 56enne di Tavullia, in particolare, si sarebbe spacciata per un funzionario di alto livello di una società non autorizzata a operare in Italia, contribuendo a creare un clima di fiducia attorno all’investimento. La vittima, attratta dalle promesse di guadagno, ha versato i fondi in due tranche, da aprile a giugno.

Le conseguenze della truffa

Una volta ricevuti i fondi, le indagate avrebbero dirottato il denaro su conti e strumenti finanziari inaccessibili alla vittima. Secondo l’accusa, non solo i soldi sono spariti, ma la donna è stata anche privata della possibilità di recuperare le somme investite. Questa situazione ha messo in evidenza come le truffe finanziarie possano avere conseguenze devastanti per le persone coinvolte.

La reazione delle autorità

Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza, che ha scoperto come le piattaforme utilizzate dalle promotrici non avessero i requisiti legali per operare in Italia. Le tre donne dovranno ora difendersi dalle accuse in un’udienza preliminare, dove si deciderà se procedere con il processo. Questo caso evidenzia l’importanza di una maggiore regolamentazione nel settore delle criptovalute e di una maggiore attenzione da parte delle autorità competenti.

La vicenda ha suscitato una forte preoccupazione non solo tra i risparmiatori, ma anche tra i professionisti del settore, che vedono in questi episodi un rischio per la reputazione del mercato delle criptovalute. La lotta contro questo tipo di frodi è fondamentale per garantire la sicurezza degli investimenti e proteggere i risparmiatori da ulteriori raggiri.

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