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Risarcimento storico per i familiari di un soldato italiano della Seconda guerra mondiale

Il contesto storico del risarcimento

La recente decisione del Tar di ordinare il risarcimento ai familiari di un soldato italiano catturato durante la Seconda guerra mondiale segna un momento significativo nella storia giuridica italiana. Questo caso risale a eventi che hanno avuto luogo oltre ottant’anni fa, quando l’Italia si trovava in una situazione di conflitto e grande tumulto. Il soldato, catturato il , fu internato in un campo di prigionia tedesco, un’esperienza che ha segnato profondamente la sua vita e quella della sua famiglia.

Il ruolo dell’accordo di Bonn

Il risarcimento, che ammonta a oltre trecentomila euro, è stato reso possibile grazie all’accordo di Bonn del 1961, che ha stabilito le modalità di risarcimento per le vittime italiane dei crimini di guerra. Questo accordo ha sollevato la Repubblica federale di Germania da ulteriori richieste di danni, in cambio di un versamento di ottanta milioni di marchi. Tuttavia, è stato l’Italia a dover erogare i risarcimenti, creando un fondo specifico per le vittime dei crimini di guerra e contro l’umanità.

Le lungaggini burocratiche e l’intervento del Tar

Nonostante la sentenza civile del 2019 che condannava la Germania a risarcire i familiari del soldato, l’iter burocratico ha causato ritardi significativi. Nel 2022, il governo Draghi aveva istituito un fondo per il ristoro dei danni, ma i familiari hanno dovuto attendere un anno per ricevere l’approvazione per accedere a tali fondi. Frustrati dalle lungaggini, si sono rivolti al Tar, che ha finalmente ordinato al ministero dell’Economia di dare esecuzione alla sentenza, portando a un risarcimento totale di 307.028,04 euro.

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