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Gli exchange crypto sono fuori pericolo? Il punto della situazione

Parlare di scampato pericolo e di totale salvezza per gli exchange di criptovalute oggi, forse, è un po’ presto. Non è possibile cantare vittoria perché ci sono ancora diverse questioni aperte che riguardano le piattaforme online che permettono lo scambio tra acquirenti e venditori di monete digitali e/o di valute fiat.

Sono strumenti che permettono agli utenti di fare trading tra loro, mentre l’operatore fornisce la piattaforma. È un sistema adatto a tutti, professionisti o amatori, il cui scopo è quello di ottenere guadagni ed evitare perdite.

Da quando c’è stato il boom delle monete digitali anche queste attività ad esse connesse hanno goduto di ottimi risultati, macinando miliardi. Ultimamente però, la situazione è stata un po’ tesa. Il ribasso dell’intero settore ha portato a tagli non indifferenti, con il conseguente allontanamento massiccio di molti verso zone più redditizie. Il mercato di riferimento dovrebbe tornare a crescere, così come l’entusiasmo degli investitori, che è una delle chiavi di successo verso la risalita, in un quadro economico abbastanza affossato.

Il dato positivo è che tutti gli operatori sono ancora sul mercato, tranne uno.

Il tracollo di FTX

È ormai storia nota il drastico collasso dell’exchange FTX che ha fatto traballare l’intero mondo delle crypto. Siamo a novembre 2022 quando corrono voci sulla crisi di liquidità della piattaforma e che Binance è interessata ad acquisirla. Ma quando l’operatore numero uno del settore ci ripensa, FTX, improvvisamente, precipita e i prezzi delle criptovalute iniziano a crollare.

L’intero settore delle valute digitali ha così subito, nel giro di una settimana, una perdita di circa il 20%.

Dopo la batosta di FTX sembra che il mercato delle crypto si sia ripreso, nonostante i rischi nei sistemi, i licenziamenti e le voci di prossimi fallimenti. Tra questi sono state nominate Crypto.com e Binance, le cui accuse sono state prontamente smontate dai diretti interessati con prove di trasparenza, sicurezza e solidità.

Mentre chi ne ha risentito sono state le società di prestito di crypto Genesis e Gemini. La prima è in Chapter 11, la procedura del diritto statunitense che protegge dai creditori, ma che porta spesso al fallimento. Anche se il soggetto in questione si dichiara sicuro e intenzionato a venirne fuori pulito. La seconda, che è una exchange di New York non proprio popolarissima in Italia, di proprietà dei gemelli Winklevoss, pare comunque che non rischi la debacle.

E l’effetto domino, che molte volte si innesca con il cedimento di un’entità, questa volta, non sembra essere scattato.

Il settore quindi regge. Ma per chi avesse paura, è bene sapere che non esistono solo gli exchange, ma ci si può avvalere anche dei migliori broker per investire in criptovalute, che offrono la possibilità di fare trading su diverse tipologie di asset, quindi, oltre alle valute digitali anche azioni, Forex o obbligazioni. E, a differenza degli exchange, ancora molto giovani in un settore in continua evoluzione a cui le leggi faticano a stare dietro, i broker devono rispettare regolamentazioni molto più rigide. Perché? Proprio per tutelare l’investitore.

La differenza tra piattaforme regolamentate e non

L’affidabilità e, quindi, la reputazione sui mercati di questi strumenti di trading, riguarda molto anche la posizione legale che si sono premuniti a costruire. Ci sono infatti alcuni che sono a norma di legge, anche per quanto riguarda la loro struttura societaria. Altri invece, continuano ad essere più sfuggenti e meno ligi alle regole. Ma questo, si ripercuote su di loro e sui meccanismi complessi che devono combattere a partire dalla possiblità di interagire con le banche per ottenere e consentire versamenti da e per conti correnti.

Nel tempo, chi era in regola ha avuto meno problemi di chi non lo era. E se il settore dovrà essere ancora legato ai sistemi tradizionali, sarà forse costretto a normalizzare la propria situazione.

Una nota anche per Coinbase, la prima grande società legata al mondo delle crypto che si è quotata negli Stati Uniti. È stato introdotta sul NASDAQ il 14 aprile 2021, attraverso una offerta azionaria pubblica diretta, con il ticker COIN. Ha fissato il prezzo iniziale a 250 dollari per azione, con un valore della società stimato di 47 miliardi di dollari. Dopo l’ottimo debutto, con le relative oscillazioni fisiologiche del mercato, è sceso e tuttora vale circa 70 dollari.

Una doverosa scrematura

Alcuni exchange, nel momento di rincorsa del settore, sono cresciuti a dismisura. Ma come ogni mercato finanziario che si rispetti, le fasi crescenti e calanti sono cicliche, così come la geografia in cui operano.

È il caso del Giappone e degli Emirati, zone non particolarmente redditizie per gli exchange occidentali. In poche settimane, infatti, si è vista la scomparsa di Coinbase prima e di Kraken dopo sulle loro piazze di riferimento. Mentre Binance ha solo continuato ad espandersi, anche dopo il decesso di FTX, vincendo in termini di volumi e di fama.

La situazione bancaria degli exchange rimane ancora aperta. Il settore delle valute digitali si sta aprendo sempre di più ad una normativa ad hoc e possibilmente allineata tra i vari Paesi per una completa istituzionalizzazione e una maggiore sicurezza per gli utenti.

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