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COP30: L’Importanza Fondamentale dell’Italia nella Finanza per il Clima

Il 30 ottobre 2025, si è tenuta una conferenza alla Camera dei deputati, presieduta dal Vicepresidente Sergio Costa, per discutere della posizione dell’Italia in vista della COP30, in programma a Belém dal 10 al 21 novembre 2025.

Questo incontro ha coinciso con il ventennale dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e il decennale dell’Accordo di Parigi. La discussione ha evidenziato l’importanza di rispettare gli impegni assunti a livello internazionale.

Il contesto e gli impegni dell’Italia

Sergio Costa ha sottolineato come la lotta contro il cambiamento climatico sia intrinsecamente legata alla difesa del multilateralismo. Durante la sua esposizione, ha definito la COP30 come un momento cruciale per la responsabilità internazionale. Ha richiamato l’attenzione su alcuni impegni finanziari assunti dall’Italia, come il Fondo Italiano per il Clima, che prevede l’erogazione di 840 milioni di euro all’anno fino al 2026, per un totale di 4,2 miliardi di euro. Inoltre, ha menzionato il contributo di 300 milioni di euro al Green Climate Fund e 100 milioni di euro per il Fondo per le Perdite e Danni. Tuttavia, Costa ha evidenziato che solo un terzo di queste risorse è stato effettivamente stanziato fino ad oggi.

Le sfide da affrontare

L’Italia è tra i pochi paesi che non hanno ancora onorato gli impegni presi riguardo al Green Climate Fund e al Fondo per le Perdite e Danni. Questa situazione mina la credibilità dell’Italia nel panorama internazionale e ostacola la cooperazione multilaterale necessaria per affrontare l’emergenza climatica. Costa ha esortato il Governo a rispettare gli impegni e a garantire trasparenza nella rendicontazione dei fondi.

La necessità di un approccio integrato

Il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha rimarcato l’importanza di passare dalla pianificazione agli interventi concreti. Ha collegato l’azione climatica alla competitività economica e alla cooperazione con il Brasile, citando il Piano Mattei e il Fondo Clima come strumenti fondamentali per trasformare la cooperazione in sviluppo. Questa integrazione tra politica climatica e sviluppo economico è cruciale per il futuro dell’Italia e della sua posizione internazionale.

Il ruolo dell’Europa e delle nuove alleanze

Luca Bergamaschi, Cofondatore di ECCO, ha analizzato il contesto geopolitico attuale, evidenziando come l’Europa debba formulare proposte concrete per ridefinire le relazioni con le potenze emergenti e i paesi vulnerabili. A Belém, i temi centrali saranno la chiusura del gap emissivo, l’adattamento e la finanza climatica. Nonostante segnali di mercato positivi, come la diminuzione dei costi per le energie rinnovabili, la politica deve tradurre queste tendenze in normative efficaci. Un elemento critico è l’assenza di una legge quadro sul clima in Italia, che limita la coerenza dell’azione.

Finanza climatica: un focus necessario

Durante il dibattito moderato da Ferdinando Cotugno, Eleonora Cogo, Responsabile Cluster Finanza di ECCO, ha evidenziato l’obiettivo di mobilitare 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, come concordato a Baku. Nonostante l’Italia abbia aumentato i suoi contributi a 3,4 miliardi di dollari nel 2025, si è constatato che circa il 73% di questa cifra è ancora lontano dalle aspettative. Inoltre, Cogo ha ribadito che le promesse fatte riguardo al Fondo per le Perdite e Danni rimangono disattese da due anni.

Prospettive e raccomandazioni

Per presentarsi a Belém come un partner affidabile, è fondamentale che l’Italia formalizzi i suoi impegni economici, garantendo maggiore trasparenza e allineando i flussi finanziari agli obiettivi climatici. L’analisi della finanza climatica ha rivelato che, sebbene l’Italia abbia sostenuto le banche multilaterali di sviluppo, esiste uno squilibrio tra i finanziamenti per la mitigazione e quelli per l’adattamento, che sono essenziali per i paesi più vulnerabili.

Le raccomandazioni chiave comprendono il rispetto delle tempistiche e degli importi degli impegni assunti, la necessità di riequilibrare la finanza verso l’adattamento e la coerenza degli strumenti pubblici, evitando sostegni ai combustibili fossili. Solo così l’Italia potrà mantenere una credibilità internazionale e contribuire in modo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico.

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