Negli ultimi sei mesi, il panorama delle criptovalute ha vissuto un drammatico capitombolo, con una perdita complessiva di oltre mille miliardi di dollari.
Questo crollo ha afflitto il settore dal mese di ottobre a metà novembre, riducendo la capitalizzazione totale degli asset digitali da 4.300 miliardi a circa 3.270 miliardi. Si tratta di una delle crisi più significative nella storia del mercato delle criptovalute.
Tra i vari asset, il Bitcoin ha visto il suo valore scendere da oltre 126.000 dollari a circa 90.000 dollari, mentre Ethereum ha registrato un calo del 16% in sole 48 ore, superando di poco i 3.200 dollari. Le cause di questa caduta risiedono nei timori crescenti di una bolla nel settore dell’intelligenza artificiale, nelle dichiarazioni della Federal Reserve degli Stati Uniti e nei forti deflussi di capitali da parte degli investitori istituzionali.
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La dichiarazione che ha scosso i mercati
Il primo campanello d’allarme è suonato quando Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato a fine ottobre che non era garantito un ulteriore taglio dei tassi di interesse alla riunione di dicembre. Questa notizia ha avuto un impatto devastante sui mercati finanziari globali, poiché storicamente, tassi di interesse più bassi favoriscono l’afflusso di capitali in asset più rischiosi come le criptovalute, rendendo al contempo meno desiderabili gli strumenti di risparmio tradizionali.
Il contesto macroeconomico
Ad aggravare la situazione, si è registrata la mancanza di dati ufficiali sull’economia americana, causata dallo shutdown del governo federale. Questo evento ha creato una sorta di nebbia informativa per la Federal Reserve, rendendo difficile fare previsioni accurate.
I timori per il settore dell’intelligenza artificiale
Parallelamente, si sono intensificati i timori riguardo a una potenziale bolla nel campo dell’intelligenza artificiale, che nel 2025 ha rappresentato circa l’80% dei profitti del mercato azionario statunitense. Le azioni di grandi aziende tecnologiche, come Nvidia, hanno subito cali significativi, spingendo gli analisti a paragonare la situazione attuale a quella della bolla delle dot-com del 2000. Sebbene le valutazioni delle principali aziende tecnologiche siano più basse di quelle di allora, il nervosismo ha contagiato anche il mercato delle criptovalute, considerato ancora più volatile.
Il ruolo degli investitori istituzionali
Un altro aspetto cruciale di questa crisi è stato il ritiro di alcuni investitori istituzionali, che ha generato deflussi netti di 1,15 miliardi di dollari dagli ETF legati al Bitcoin. Tuttavia, secondo gli esperti, non si è trattato di una fuga disperata, ma piuttosto di una strategia di vendita per realizzare profitti dopo un periodo di guadagni elevati. Questo ritiro ha reso il mercato più instabile e soggetto a forti oscillazioni, influenzato da operazioni di trading più rischiose.
Il sentiment del mercato e le altcoin
Il ritiro degli investitori ha avuto un impatto diretto sulla psicologia del mercato, nota come sentiment, che racchiude le emozioni e le aspettative che influenzano le scelte di acquisto e vendita. A tal proposito, esiste un indice chiamato Crypto Fear & Greed Index, che misura questo fattore psicologico. Recentemente, questo indice ha toccato uno dei suoi minimi storici, segnando solo 10 punti, nonostante il Bitcoin sia ancora in rialzo del 25% rispetto ai minimi di aprile. Ciò dimostra che, nonostante i rialzi, il clima generale rimane pessimista.
Le criptovalute alternative, o altcoin, hanno subito perdite ancora più gravi. Ethereum ha visto un calo del 36% dal suo massimo, mentre altre monete come Solana e Cardano hanno registrato perdite giornaliere superiori al 12% nei momenti più critici. Persino le meme coin, come Dogecoin, hanno perso fino al 50% del loro valore in pochi giorni, e PEPE ha visto un crollo dell’80% su base annua.
Molti esperti ritengono che, nonostante le attuali difficoltà, i fondamentali del settore, inclusi gli ETF e l’adozione istituzionale, rimangano solidi.
