Le acque del mercato finanziario europeo si agiteranno dopo l’accordo raggiunto tra Stati Uniti e Unione Europea, che stabilisce un tetto tariffario del 15% sulle esportazioni europee.
Questa decisione chiude un capitolo di incertezze che ha messo a dura prova i mercati dall’inizio di agosto. Gli investitori, pur sollevati dall’intesa, mantengono un atteggiamento cauto, seguendo con attenzione le ripercussioni sulle aziende più vulnerabili a questo cambiamento. Ma quali saranno le conseguenze reali per il mercato?
Impatto immediato sulle Borse europee
La Borsa di Milano è tra le più esposte alle fluttuazioni del mercato americano e continua a essere sotto osservazione. I settori più colpiti, come automobilistico, lusso e beni di consumo, hanno mostrato oscillazioni significative. Dopo la firma dell’accordo a fine agosto, il mercato ha recuperato parte delle perdite, ma senza una vera e propria ripresa. Gli investitori attendono segnali più chiari sugli effetti concreti dell’intesa. Ti starai chiedendo: quali aziende saranno maggiormente impattate?
Particolarmente sensibile alle notizie sui dazi è l’industria automobilistica. Stellantis, il gigante che genera oltre 58 miliardi di ricavi negli Stati Uniti con il marchio Chrysler, ha subito vendite drastiche inizialmente, ma ha recuperato terreno quando è emerso che la produzione locale attenuerebbe gran parte dell’impatto. Anche Piaggio, celebre per la sua Vespa, ha visto fluttuazioni, nonostante un’esposizione diretta più contenuta. L’intero indotto dell’industria automobilistica italiana, da Brembo a Magneti Marelli, ha vissuto una forte volatilità. Insomma, una situazione che merita di essere seguita con attenzione.
Settore del lusso e beni di consumo in crisi
Il settore del lusso, storicamente meno sensibile agli aumenti di prezzo, ha mostrato un andamento contrastato. Ferrari, simbolo del Made in Italy, ha registrato una caduta iniziale, ma ha ripreso quota grazie alla capacità di trasferire parte dei costi sui consumatori. Moncler e Brunello Cucinelli hanno mostrato vendite forti nei momenti di panico, seguite da rimbalzi dopo la firma dell’accordo. Ma cosa succede ai brand più piccoli in questo contesto?
La situazione è più fragile nel settore dei beni di consumo. Campari, che trae una parte significativa del suo fatturato dagli Stati Uniti, ha visto un calo costante e resta sotto pressione. Gli analisti stimano un impatto potenziale che potrebbe ammontare a centinaia di milioni di euro. Per le aziende che dipendono dal mercato statunitense per una parte significativa delle loro entrate, è un momento critico e decisivo.
Le reazioni nei settori farmaceutico e tecnologico
Nel settore farmaceutico, le reazioni sono state più contenute. Diasorin, che collabora con partner statunitensi, ha vissuto correzioni moderate, con gli operatori più preoccupati per potenziali rincari delle materie prime piuttosto che per i dazi stessi. Questa cautela è un chiaro segnale di un mercato che risponde in modo differente a notizie economiche e politiche. E nel settore tecnologico?
Il settore dei semiconduttori ha affrontato settimane di alta volatilità. STMicroelectronics, uno dei titoli più sensibili, ha subito una perdita di oltre il 10% nei momenti più critici, per poi rimanere sotto osservazione dopo l’accordo finale. Sebbene i dazi siano fissati al 15%, l’intesa include anche impegni europei ad acquistare chip americani per l’intelligenza artificiale, una dinamica che potrebbe influenzare i mercati a lungo termine. Insomma, un aspetto da non sottovalutare.
Un altro fattore determinante rimane il cambio euro-dollaro. Dall’inizio dell’anno, il dollaro ha perso oltre il 10% di valore rispetto all’euro, erodendo il controvalore dei ricavi in dollari per molte aziende quotate a Milano. Simulazioni indicano che una svalutazione ulteriore del 5% potrebbe ridurre significativamente gli utili di aziende come Ferragamo, Intercos e STMicroelectronics. La situazione è delicata, e il futuro è tutto da scrivere.