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Impatto delle politiche di Trump sul mercato del lavoro e sull’economia USA

Le politiche commerciali e migratorie dell’amministrazione Trump stanno finalmente mostrando i loro effetti tangibili sull’economia statunitense.

Un recente rapporto sulla situazione occupazionale di luglio, infatti, ha messo in luce segnali preoccupanti: il mercato del lavoro sta attraversando un periodo non facile, con un calo nel numero di occupati e una crescente incertezza economica. Ma quali sono le cause di questi sviluppi? Le misure protezionistiche adottate hanno portato a una contrazione della domanda di lavoro, generando così una diminuzione della forza lavoro disponibile.

Il report sulla situazione occupazionale di luglio

Nel mese di luglio 2025, i dati sul mercato del lavoro hanno rivelato che i posti di lavoro non agricoli (NFP) sono aumentati di soli 73.000 unità, ben al di sotto delle aspettative di 106.000. A rendere la situazione ancora più critica, i dati di maggio e giugno sono stati rivisti al ribasso, con una perdita di 258.000 posti di lavoro. Questo porta la media mobile su tre mesi a un preoccupante +35.000, il livello più basso dal 2010. La riduzione degli assunti, con picchi di 19.000 posti a maggio e 14.000 a giugno, evidenzia un netto rallentamento. E quel lieve rimbalzo a luglio? Potrebbe essere il risultato di una certa de-escalation delle tensioni commerciali, ma è difficile dirlo con certezza.

Nonostante il tasso di disoccupazione si mantenga attorno al 4.2%, una situazione che normalmente suggerirebbe benessere occupazionale, la realtà è ben più complessa. Negli ultimi tre mesi, la forza lavoro ha subito una contrazione di 800.000 unità, mentre il tasso di partecipazione è sceso al 62.2%, il livello più basso dal novembre 2022. E non finisce qui: la forza lavoro non nativa ha visto una riduzione di 1.7 milioni di unità dal mese di marzo. Insomma, il mercato del lavoro statunitense sta affrontando una doppia penalizzazione: da un lato una domanda di lavoro indebolita e dall’altro una diminuzione dell’offerta lavorativa, aggravata da politiche migratorie restrittive.

Il rallentamento dell’economia e il suo contesto

Il rallentamento del mercato del lavoro trova conferma anche nei dati sul PIL del secondo trimestre. Sebbene la crescita complessiva sia stata positiva (+0.7% su base trimestrale), si nasconde dietro questa cifra un calo significativo nella domanda privata core, che ha registrato solo un +1.2%, il più basso da tre trimestri. Guardando alla media semestrale, il tasso di crescita nel primo semestre del 2025 è sceso a +0.6%, rispetto a +1.4% nel secondo semestre del 2024, segnalando un chiaro rallentamento dell’attività economica. Ma cosa significa tutto questo per gli investitori e per l’economia in generale?

Le politiche commerciali dell’amministrazione Trump, caratterizzate da un approccio protezionista, hanno avuto un impatto netto negativo. Recenti accordi commerciali con partner strategici come l’Unione Europea e il Giappone sono stati firmati per alleviare l’incertezza, ma le tariffe elevate rimangono un problema significativo. Attualmente, la tariffa media effettiva sulle importazioni negli Stati Uniti è stimata al 17%, un drastico incremento rispetto al 2.3% nel 2024. Questo aumento ha già iniziato a influenzare i prezzi, con un’inflazione dei beni che ha raggiunto il suo picco più alto da giugno 2022. Come reagiranno i mercati a questa situazione?

Prospettive future e reazioni del mercato

Il report sulla situazione occupazionale di luglio potrebbe segnare un momento cruciale per il Federal Open Market Committee (FOMC). Finora, la Fed ha mantenuto una certa stabilità, ma i recenti dati sul mercato del lavoro suggeriscono che è tempo di riconsiderare la strategia monetaria. Le preoccupazioni riguardo al tasso di disoccupazione e alla pressione inflazionistica potrebbero portare a un anticipato allentamento della politica monetaria. Le aspettative di un possibile taglio dei tassi già a settembre sono aumentate, passando dal 43% all’83% secondo il mercato dei futures. Sarà una mossa saggia?

Inoltre, le tensioni politiche all’interno della Fed, con dissentimenti sulle decisioni sui tassi e la recente uscita di un governatore, potrebbero complicare ulteriormente la situazione. I mercati hanno reagito negativamente ai dati, con l’S&P 500 che ha registrato una contrazione dell’1.6% il 1 agosto, segnalando una crescente preoccupazione tra gli investitori. La situazione rimane incerta e il prossimo report di agosto sarà fondamentale per comprendere le direzioni future della politica economica americana. E tu, come ti prepari a navigare in questo scenario? È il momento di prestare attenzione ai segnali del mercato!

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