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IRAP, nuovamente rinviata la scadenza

Rinviato il famigerato clic-day per il rimborso dell’IRAP, l’imposta regionale sulle attività produttive.

Dopo il primo rinvio nel mese di giugno, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di rinviare anche la scadenza del 14 settembre, a causa delle innumerevoli perplessità espresse da imprenditori e commercialisti.
In un comunicato stampa, l’Agenzia ha motivato la sua decisione, sottolinenado che “la proroga si rende necessaria per individuare, nel rispetto dell’attuale contesto normativo, le soluzioni tecniche piu’ idonee per eliminare alcuni inconvenienti connessi all’attuale meccanismo telematico di presentazione delle istanze di rimborso, tenuto anche conto delle segnalazioni pervenute dagli Ordini professionali e dalle Associazioni di categoria”.
Ciò che non ha convinto è stato soprattutto il meccanismo attualmente previsto per la restituzione, visto che il riconoscimento del beneficio risulta legato all’ordine cronologico delle istanze e all’esaurimento dei fondi. Budget decisamente insufficiente a restituire ai contribuenti il dovuto, ovvero del 10% dell’Irap pagata tra il 2004 e il 2007.
A dirlo sono i dati che mettono in luce come, in base a questo processo, ben un contribuente su quattro avrebbe rischiato di rimanere a bocca asciutta, visto che contro una domanda stimata di circa 4 miliardi di euro degli aventi diritto, gli stanziamenti previsti dal decreto anticrisi ammontano, infatti, a 100 milioni per il 2009, complessivamente un miliardo di euro nel triennio fino al 2011.
I contribuenti hanno quindi accolto con gran piacere la decisione delle Entrate, così come i commercialisti e diverse associazioni come Confcommercio, Confesercenti, Cna, Confartigianato e Casartigiani non hanno mai nascosto, di fatto, l’insofferenza creata da questo sistema di ammissione telematica ai benefici con le domande da presentare online che sarebbero state accettate in ordine cronologico fino all’esaurimento dei pochissimi fondi a disposizione.
Dalle Associazioni si faceva notare da tempo come il rimborso fosse un diritto e non potesse chiaramente essere ridotto ad una semplice gare al “clic” più veloce.

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