Nel panorama economico attuale, le banche centrali si trovano ad affrontare sfide significative.
La Federal Reserve ha già attuato un allentamento della sua politica monetaria per la terza volta consecutiva, senza fornire indicazioni chiare sui futuri interventi. Nel frattempo, altre istituzioni, come la Banca d’Inghilterra (BoE), la Banca Centrale Europea (ECB) e la Banca del Giappone (BoJ), stanno pianificando le loro riunioni settimanali per discutere le strategie monetarie.
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Le attese per le politiche delle banche centrali
Si prevede che la BoE riduca il suo tasso di interesse principale, mentre l’ECB dovrebbe mantenere il tasso invariato e la BoJ potrebbe considerare un aumento. Queste decisioni giungono in un momento caratterizzato da una crescita economica sorprendentemente robusta, che potrebbe indurre le banche centrali a rimanere prudenti. Infatti, sebbene ci sia la possibilità di un ulteriore taglio da parte della BoE e nessuna azione prevista per l’ECB, la BoJ potrebbe continuare a incrementare i tassi in modo graduale.
Inflazione e crescita economica
L’inflazione si attesta vicino all’obiettivo del 2% (2,2% anno su anno a novembre) e si prevede che scenderà sotto questa soglia a partire da gennaio e per il 2026. La forte dinamica di crescita (+0,3% trimestre su trimestre nel terzo trimestre e stime simili per il quarto) ha contribuito a un cambio di tono più conservativo all’interno del Consiglio direttivo della BCE, già evidente nelle dichiarazioni di Christine Lagarde. Le proiezioni macroeconomiche imminenti dovrebbero confermare una revisione al rialzo delle previsioni di crescita per il 2026.
In questo contesto, si considera improbabile un ulteriore taglio dei tassi da parte della BCE, con la possibilità che il prossimo passo possa essere un aumento previsto per il terzo trimestre del 2027. Questa situazione, unita a una politica fiscale più espansiva in Germania, potrebbe esercitare ulteriori pressioni sui rendimenti obbligazionari nel 2026, con il decennale Bund che potrebbe superare il 3% nella seconda metà dell’anno.
L’andamento della Banca d’Inghilterra
Per quanto riguarda la BoE, ci si trova in un contesto di fragilità economica. Nel mese di ottobre, il PIL ha subito un calo dello 0,1% mese su mese, e il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 5,1%. Questa situazione potrebbe determinare il sesto taglio dei tassi nel ciclo attuale, mantenendo comunque il tasso di interesse in un territorio restrittivo (stimato tra il 2,25% e il 3,25%). La BoE sembra optare per un approccio graduale, con un solo taglio previsto per il primo trimestre del 2026 e ulteriori due nel primo semestre del 2027, quando l’inflazione si sarà avvicinata al target.
Prospettive per il Regno Unito
Le prospettive per i tassi a lungo termine nel Regno Unito sembrano rimanere contenute all’inizio dell’anno (4,5% nel primo trimestre per i tassi decennali) a causa delle incertezze politiche legate alle elezioni locali di maggio. Tuttavia, ci si aspetta una significativa discesa dei tassi nella seconda metà dell’anno (4,3% nel quarto trimestre del 2026).
Le sfide della Banca del Giappone
La BoJ si trova di fronte a diverse sfide, il che ha reso il processo di aggiustamento della politica monetaria piuttosto lento. Nonostante l’inflazione abbia superato il +2% dal 2025, la BoJ mira a evitare una nuova spirale deflazionistica, procedendo con cautela. Il contesto di crescita fiacca (0,7% per il 2026) richiede decisioni ponderate.
Nonostante le preoccupazioni del 2025, legate sia a fattori diretti (dazi doganali) che indiretti (attività negli Stati Uniti), sembrano essere attenuate. Il governatore Kazuo Ueda ha affermato che l’economia giapponese ha “superato” il colpo dei dazi americani. Inoltre, la BoJ sembra aver acquisito fiducia nell’ancoraggio della crescita salariale, un aspetto cruciale nelle decisioni sui tassi.
Pressione sui rendimenti obbligazionari
Un problema significativo rimane la pressione sui rendimenti obbligazionari, con tassi decennali (+1,95%) e trentennali (+3,35%) che raggiungono livelli storici. Nel 2025, la BoJ ha sospeso il controllo della curva dei rendimenti e ha ridotto l’intensità degli acquisti di obbligazioni governative giapponesi. Sebbene un aumento del tasso di interesse possa incrementare la pressione sui rendimenti a lungo termine, continuare a perseguire una politica accomodante potrebbe avere un effetto simile.
Pertanto, in questo scenario, la pressione sui rendimenti rappresenta, paradossalmente, un argomento a favore di un aumento dei tassi. Nel 2026, la BoJ potrebbe operare un aggiustamento cauto, con un incremento (+25 punti base) per ogni semestre.

