La rivalutazione delle pensioni per il 2026, stabilita dal decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) del 19 novembre 2025, prevede un incremento dell’1,4%.
Tuttavia, questi aumenti, che variano da 3 a 17 euro, risultano fortemente erosi dalle imposte, lasciando i pensionati con un potere d’acquisto sostanzialmente invariato. Questo scenario ha sollevato forti preoccupazioni tra le organizzazioni sindacali, in particolare la CGIL, che ha chiesto interventi strutturali per affrontare la questione.
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Dettagli sull’aumento delle pensioni
Il nuovo sistema di rivalutazione prevede incrementi di 3,12 euro per la pensione minima, che passa da 616,67 a 619,79 euro, e di 9 euro per i trattamenti medi. Nei casi di pensioni più elevate, l’aumento può arrivare fino a 17 euro. Tuttavia, l’analisi evidenzia come questi numeri, seppur apparentemente positivi, siano di fatto insufficienti per compensare la perdita di potere d’acquisto subita negli ultimi anni, in particolare a causa dell’aumento dell’inflazione nel biennio 2025-2025.
Il peso delle tasse
Un aspetto cruciale da considerare è l’impatto delle tasse. Le imposte IRPEF e le addizionali regionali e comunali assorbono gran parte degli incrementi pensionistici, annullando di fatto i benefici percepiti dai pensionati. Come sottolinea la CGIL, è come se il governo, da un lato, promettesse un aumento e, dall’altro, lo cancellasse attraverso la tassazione. Di conseguenza, i pensionati si trovano a dover affrontare una realtà paradossale: vedono aumentare il proprio assegno nominalmente, ma il loro potere d’acquisto continua a diminuire.
Le richieste della CGIL e la mobilitazione sindacale
In risposta a questa situazione, la CGIL ha deciso di intraprendere un’azione diretta, convocando uno sciopero generale per il 12 dicembre 2025. Questo evento rappresenta il culmine del malcontento crescente tra i pensionati. Il sindacato chiede misure strutturali come l’ampliamento della quattordicesima mensilità e l’estensione della no tax area, evidenziando che le soluzioni temporanee non sono più sufficienti. È necessaria una riforma concreta che possa realmente migliorare le condizioni economiche dei pensionati e garantire un’esistenza dignitosa.
Il contesto politico e sociale
La questione pensionistica è uno dei temi più delicati della politica italiana, in quanto tocca direttamente le vite di milioni di cittadini. La disparità fra le attese create dalle comunicazioni ufficiali e le decisioni finali sul decreto MEF mette in evidenza la difficoltà del governo nel bilanciare le necessità dei pensionati con le restrizioni economiche. La mobilitazione del 12 dicembre rappresenta un momento cruciale in cui il disagio sociale viene trasformato in azione collettiva, rivendicando diritti e dignità per i pensionati italiani.
Prospettive future
Guardando al futuro, il sistema pensionistico italiano deve affrontare sfide significative. I cambiamenti previsti, come l’innalzamento dell’età pensionabile e l’incertezza riguardo a misure di pensionamento anticipato come Quota 103 e Opzione Donna, pongono interrogativi su come i pensionati potranno affrontare le loro esigenze economiche. La CGIL avverte che senza una revisione profonda del sistema pensionistico, molti pensionati rischiano di trovarsi sempre più in difficoltà. È quindi essenziale che il governo ascolti le richieste dei cittadini e agisca di conseguenza per garantire una pensione equa e sostenibile per tutti.

