Negli ultimi anni, il renminbi, la valuta ufficiale della Cina, ha mostrato segni di significativa sottovalutazione.
Questo fenomeno non solo ostacola la capacità della Cina di affrontare il suo enorme surplus della bilancia corrente, ma contrasta anche gli obiettivi del governo di stimolare la domanda interna. È giunto il momento che le autorità cinesi considerino un apprezzamento sostanziale della loro valuta nei confronti del dollaro e su base ponderata per il commercio.
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La valutazione del renminbi: un’analisi approfondita
Per comprendere meglio la questione della sottovalutazione del renminbi, è utile esaminare i modelli di valutazione delle valute che si basano sulle posizioni della bilancia corrente. Secondo il Rapporto sul Settore Esterno dell’International Monetary Fund (IMF), il surplus della bilancia corrente della Cina nel 2025 è previsto al 2,0% del prodotto interno lordo (PIL), superando la norma di 1,2 punti percentuali. Questo porta a un’analisi che stima una sottovalutazione del renminbi pari all’8,5%.
Le revisioni delle stime del surplus
Il rapporto di ottobre del World Economic Outlook dell’IMF ha ulteriormente rivisto al rialzo il surplus della bilancia corrente della Cina per il 2025, portandolo a un 3,3% del PIL. Applicando le stime di elasticità dell’IMF, si suggerisce che ciò rappresenti un’ulteriore sottovalutazione del 18%, sempre che queste previsioni siano coerenti con il surplus ciclicamente aggiustato.
I dati sulla bilancia corrente dell’IMF si basano sulle informazioni cinesi sui pagamenti, che dopo il cambiamento della metodologia hanno iniziato a discostarsi notevolmente dai dati commerciali ufficiali. Se si utilizzano i dati doganali precedenti, il surplus della bilancia corrente aumenterebbe considerevolmente. Inoltre, assumendo che il saldo dei redditi rimanga stabile, nonostante l’aumento del surplus internazionale netto, il surplus della bilancia corrente potrebbe raggiungere il 5% del PIL, suggerendo una sottovalutazione attorno al 30%.
Implicazioni per l’economia globale
Questa valutazione è interessante poiché, secondo i calcoli basati sulla parità del Big Mac, il renminbi risulta sottovalutato del 23,4% a luglio. Utilizzando l’effetto Penn, come indicato in studi precedenti, si potrebbero ottenere risultati simili. Nonostante questa sottovalutazione sia inferiore al 30% circa riscontrato nel 2006, è importante notare che la Cina rappresenta oggi un’economia molto più grande, con un impatto considerevole sul PIL mondiale.
Un equilibrio difficile
La sottovalutazione del renminbi sta contribuendo a sostenere la crescita del PIL cinese, ma sta avendo ripercussioni sull’aggregato della domanda globale, in particolare in Europa. Le ragioni per cui i responsabili politici cinesi potrebbero esitare ad affrontare un apprezzamento della valuta in questo momento sono molteplici. L’overcapacity nel settore manifatturiero diventerebbe più difficile da gestire se il renminbi si rafforzasse, e ci sarebbe il rischio che i prezzi delle azioni scendano in termini nazionali, compensando l’apprezzamento internazionale.
In un contesto di disinflazione, un apprezzamento del renminbi potrebbe accentuare ulteriormente questa problematica. Dal punto di vista normativo, se si fosse un funzionario tecnico intento a stabilizzare la ricchezza delle famiglie e l’intero sistema finanziario, si sarebbe riluttanti a modificare il regime di cambio. Nonostante si tratti della valuta cinese, le conseguenze di queste decisioni si ripercuotono a livello globale.
