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Protesti bancari: un trend in aumento

È sempre più diffuso il fenomeno dei protesti bancari nei confronti di privati, aziende e lavoratori autonomi. Un aumento che trova giustificazione nell’ampia schiera di casistiche sanzionabili previste dalla legge.

Protesto bancario: cos’è e quando ci si espone ad esso

Il protesto bancario viene solitamente riconosciuto quale atto pubblico finalizzato all’accertamento del mancato pagamento di un titolo di credito. Con il protesto, il pubblico ufficiale si accerta del mancato pagamento o della mancata accettazione del titolo di credito (cambiale, assegno). Sono autorizzati a presentare un protesto i notai, gli ufficiali giudiziari ed i loro aiutanti, i segretari comunali e i capi di Stanza di Compensazione della Banca d’Italia.

Il pubblico ufficiale può ricorrere al protesto bancario in diversi casi, suddividibili in tre macrocategorie principali, quali mancata autorizzazione, difetto di provvista e irregolarità dell’assegno.

Cosa comporta un protesto bancario

Dopo l’accertamento del protesto vi è l’iscrizione al Registro dei Protesti. L’iscrizione avviene nel momento in cui il debitore non provvede al pagamento e quindi al risanamento della sua condizione passiva.

Prima di giungere a ciò, vi sono diverse tappe del processo. Innanzitutto vi è un “avviso di levata”: nel momento in cui il soggetto creditore tenta di incassare la cifra a lui spettante, ma senza successo, si procede pubblicamente all’invio di un avviso al debitore, che dovrà rispondere entro 60 giorni.
Se il debitore non sana la propria posizione, allora si procede con una “levata di protesto”, ovvero vengono trasmessi alla Camera di Commercio i principali dati di riconoscimento del debitore, nonchè la tipologia di titolo di credito, l’importo dovuto e il motivo del rifiuto del pagamento. Al debitore saranno concessi ulteriori 60 giorni per far fronte al debito; decorso tale termine, gli sarà inflitta una sanzione pari al debito maggiorato degli interessi, delle spese di protesto e anche relative conseguenze in ambito penale.

L’ultimo step è l’iscrizione presso il Registro dei Protesti. Dietro tale forma pubblica vi è la volontà di tutelare tutti coloro che potrebbero entrare in contatto con un protestato. Difatti, la conseguenza principale dell’iscrizione al Registro è l’eccessiva difficoltà, se non addirittura l’impossibilità, di poter ricevere finanziamenti da soggetti terzi ed enti creditori. Solamente dopo cinque anni vi è la cancellazione dal registro.

Le vie d’uscita per i protestati

Visto e considerato che nella maggior parte dei casi alla base di un protesto vi è una condizione economico-finanziaria piuttosto critica, i protestati, soprattutto nel caso di piccole realtà aziendali, non trovano vie d’uscita lecite e convenienti. È sicuramente vero, infatti, che la condizione di protestato viene intesa in maniera eccessivamente negativa, finendo con il peggiorare ulteriormente la situazione. Pertanto, per aziende, privati e lavoratori autonomi protestati la vera missione è quella di trovare non tanto enti creditori, quanto piuttosto qualcuno che possa tendere una mano per cercare di rialzarsi, così come Contoprotestatiservice.it, azienda specializzata nell’apertura di conti correnti a protestati garantendo un prodotto adeguato in tempi brevi tale da permettere a tutti di operare normalmente. Alla base di ciò non vi è assolutamente una promessa di guadagno facile, anzi viene data una possibilità di riscatto a tutti coloro che si vedono cuciti addosso un’etichetta, sicuramente negativa, ma che può essere eliminata tramite un costante e sereno lavoro. La cancellazione dal Registro, infatti, avviene quando il protestato riesce a sanare il proprio debito entro 12 mesi dall’iscrizione (se non vi sono errori o vizi relativi all’iscrizione).

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