La Cop30, tenutasi in Brasile, ha evidenziato le tensioni e le sfide che l’Europa affronta nel contesto della transizione energetica.
Nonostante le attese, l’Unione Europea è uscita dalla conferenza con risultati poco soddisfacenti, dimostrando ancora una volta la sua marginalità sulla scena internazionale. Le speranze di avanzare verso una roadmap chiara per l’abbandono dei combustibili fossili si sono scontrate con le realtà geopolitiche del momento.
In un panorama caratterizzato da conflitti come quello tra Russia e Ucraina, l’Europa aveva investito enormi risorse per sostenere Kiev, ma ora si trova in una posizione difficile, spesso soggetta alle decisioni di altre potenze come gli Stati Uniti. Questo scenario ha reso evidente come le ambizioni europee possano essere facilmente frenate da interessi più forti e consolidate alleanze internazionali.
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Dinamiche della Cop30
Durante la Cop30, i delegati hanno discusso di una nuova intesa climatica, ma senza includere un piano d’azione concreto per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Mentre l’Unione Europea si sforza di ridurre il suo consumo di petrolio e gas, altri Paesi sembrano mantenere la loro dipendenza da queste fonti energetiche. Questo è dovuto a una serie di fattori, tra cui l’insufficienza delle infrastrutture per le energie rinnovabili e i costi elevati di transizione.
Il compromesso di Belém
Il presidente della Cop30, André Corrêa do Lago, ha riconosciuto che le aspettative erano elevate, ma il risultato finale è stato un accordo che ha deluso molti. La coalizione di oltre ottanta Stati, che aveva come obiettivo la definizione di una roadmap per una transizione rapida verso energie più sostenibili, ha dovuto fare i conti con le resistenze di Paesi come Italia, Polonia e Ungheria. Questi ultimi hanno rifiutato di supportare un piano che avrebbe potuto alzare l’asticella per le ambizioni climatiche globali.
Le sfide della transizione energetica
All’interno di questo contesto, emerge il concetto di transizione giusta, che si prefigge di coniugare sviluppo economico e sostenibilità. Il Belém Action Mechanism è stato introdotto come un tentativo di creare un framework internazionale per garantire che la transizione energetica non trascuri l’occupazione e il benessere delle popolazioni colpite. Tuttavia, solo una piccola percentuale della finanza climatica globale è attualmente dedicata a questi progetti.
Implicazioni per l’Unione Europea
L’Unione Europea, pur riconoscendo l’importanza della transizione giusta, appare cauta. La paura di creare ulteriori burocrazie e di affrontare costi eccessivi ha portato Bruxelles a optare per un approccio conservativo nell’ambito del Just Transition Work Programme. Questo processo, sebbene promettente, ha bisogno di un’implementazione più robusta e trasparente per non rimanere solo un insieme di buone intenzioni.
Inoltre, le negoziazioni sulla giusta transizione hanno messo in luce la necessità di rivedere le responsabilità comuni e differenziate tra i Paesi. Le nazioni del Sud globale stanno richiedendo che le politiche climatiche tengano conto delle disparità economiche esistenti, chiedendo una maggiore equità nella distribuzione dei costi e dei benefici della transizione.
Prospettive future
Il risultato della Cop30 rappresenta un bivio per l’Unione Europea. Con un futuro sempre più incerto in merito alla sostenibilità energetica, è fondamentale che l’Europa non diventi un semplice spettatore di un processo globale in evoluzione. Senza una strategia chiara e ben definita, il rischio di essere esclusi dai dibattiti cruciali sulla transizione energetica è molto reale.
La Cop30 ha rivelato le contraddizioni e le complessità della lotta contro i combustibili fossili. Mentre l’Europa cerca di mantenere la sua leadership nel clima, deve anche affrontare le reali sfide poste da un sistema internazionale sempre più frammentato e competitivo.

